I primi anni del Novecento esaltano la silhouette femminile. La donna indossa busti che segnano i fianchi sinuosi. Le gonne lunghe solo alla fine del primo decennio si accorciano fino alla caviglia.
In questi anni nasce l’haute couture parigina, i cui capi sono acquistati dalle donne della classe più agiata.
Dal 1910 e fino all’inizio della Prima Guerra Mondiale, la moda disegna sagome sottili e fianchi stretti. In questo triste periodo, non si fa attenzione al tessuto e la creatività subisce un arresto.
Il 1920 segna l’evoluzione della moda: si entra nell’era moderna e le donne si liberano dagli abiti costrittivi per indossare capi comodi (pantaloni e gonne al ginocchio). L’abbigliamento si adatta al corpo senza soffocarlo.
Nel 1930 la gonna si allunga. In vita non stringe ma, segue la circonferenza naturale. Nasce la distinzione tra abiti da giorno e da sera. Il metallo lamé è usato per i vestiti lussuosi. La fibra sintetica (rayon) diventa irrinunciabile per gli stilisti. Il cotone è utilizzato per la creazione di capi eleganti. La seta è il tessuto più amato e pregiato.
La moda risponde sobriamente all’avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale, agli inizi degli anni 40. Gli abiti sono senza impeti. I tessuti scarseggiano e gli stilisti disegnano gonne più corte rispetto al passato e applicano meno bottoni. Le calze in nylon sono introvabili, per cui le donne sono incoraggiate all’utilizzo di calzini, a gambe nude. Terminate la guerra, la donna desidera lusso e femminilità: spalle arrotondate, gonne ampie e fianchi stretti, tessuti costosi e tanti accessori.