Gli anni ’90 sono caratterizzati da un nuovo boom economico e dalla rivoluzione tecnologica.
Il mondo si apre a nuovi mercati, i confini vengono abbattuti e la comunicazione fluisce oltre le barriere nazionali portando con sé nuovi stimoli legati allo stile.
Sono gli anni del meltin-pot, ossia della combinazione di generi, risultato di spunti sempre diversi che danno origine a nuove tendenze di abbigliamento nate dalla strada: i grandi stilisti si ispirano ai trend giovanili per creare collezioni di grande successo.
La musica guida il modo di vestire, creando vere e proprie tribù. Dagli Stati Uniti in quegli anni spira il vento del grunge, uno stile musicale che influenza fortemente la moda. Il capo chiave è la camicia rigorosamente a scacchi, aperta su t-shirt stampate. I jeans sono stracciati, ai piedi si portano gli anfibi.
Sono gli anni della consacrazione dell’hip-hop come fenomeno planetario e spadroneggiano i capi oversize declinati su pantaloni e t-shirt rigorosamente maxi e coloratissimi.
In Europa va di moda lo stile pop urbano, che si estenderà anche per buona parte dell’inizio degli anni 2000. La rivoluzione in termini di abbigliamento è decretata dalla diffusione della vita bassa. Gonne e pantaloni lasciano intravedere gli indumenti intimi, affascinando le giovani generazioni che ancora una volta vogliono stupire.
Il primo decennio del nuovo millennio, con le sue promesse di velocità e futurismo, si chiude invece con una nota nostalgica e guarda con interesse al passato. È questa, infatti, l’epoca del vintage: la moda si conferma ciclica e re-interpreta gli stili dei decenni precedenti, ispirandosi in particolare agli anni ’50 e ’60 e rielaborandone i capi cult.