Momento di grande effervescenza, gli anni ’50 sono uno dei periodi più fecondi per la moda. Sono gli anni del dopoguerra e in Europa, nel comune desiderio di ricostruzione e rinascita, anche la donna trova una nuova dimensione. Alcuni grandi designer scelgono di ripensarla, esaltandone la femminilità: nasce così un “new look” molto femminile, incentrato su alcuni elementi chiave: vita sottile, bustini, tacchi alti, guanti e cappelli. C’è poi chi propone il ritorno della gonna a palloncino, la “bubble skirt”, nostalgico richiamo alla gonna in stile ottocentesco e chi prosegue la propria ricerca tra linee pulite ed elegante semplicità, anticipando il prêt-à-porter. Gli anni cinquanta sono anche gli anni del trionfo dei quadretti vichy e dei pois, degli inserti couture e delle pinces, gli anni delle pin-up e delle candy girl, che vestono shorts con camicie legate in vita e foulard al collo, gli anni delle ballerine, della bandana, delle code di cavallo, delle frangette, dei bigodini.

Moda Anni ’60

Se sono gli eventi socio-politici a influenzare stili e mode, questo avviene non solo nei ’50, ma addirittura con maggiore peso nei ’60, gli anni delle contestazioni studentesche e di nuovi stili provocatori e divergenti che arrivano dal basso: la moda si coglie tra la gente.
Nasce il prêt-à-porter insieme alla cultura dei “mods”, che per le donne si concretizza in scarpe basse, twin-set, gonna sotto il ginocchio. L’Inghilterra è il bacino creativo di questa cultura e di un fiorire di stili legati a un personaggio che diventa iconico: la modella Twiggy. Con lei a spianare la strada, Mary Quant lancia la minigonna e la “skinny rib” e si fa strada la scelta di nuovi materiali che irrompono nelle collezioni, come pvc, acrilici, vinili. Abiti corti, a sacco, fantasie optical e pattern geometrici, caschetti e tagli maschili si affermano nel twiggy-style. Diventano un must il tubino il “Mondrian”, insieme agli indimenticabili abiti a trapezio.

Dopo le contestazioni, la ricerca della libertà si sposa all’esigenza di slegarsi dal mondo consumistico e porta alla nascita, con la fine degli anni ’60, della cultura hippie: diverse maison ne abbracciano la filosofia puntando dritto all’inizio del nuovo decennio.