Un imprenditore tedesco naturalizzato statunitense di nome Levi Strauss aprì un negozio a San Francisco intorno alla metà dell’ottocento con lo scopo di vendere degli oggetti e degli indumenti che fossero utili ai tanti “cercatori d’oro” che affollavano la California dell’epoca.

Sognava di diventare un grande uomo d’affari e per questo aprì la sua azienda tessile a conduzione familiare. Ideò diversi capi, come la salopette, e migliorò la resistenza di un tessuto – il denim – con lo scopo di produrre capi di abbigliamento capaci di soddisfare le esigenze dei minatori.

Ecco come nacque il blue jeans, forse l’indumento di maggiore successo di tutti le epoche.

Ma la storia ha un interessante e poco noto antefatto: la parola “jeans” richiama da un punto di vista fonetico il termine “Genova” e non è affatto un caso.

Già nel 1500, infatti, nella cittadina di Chieri, in provincia di Torino, veniva prodotto un particolare tipo di fustagno dal tipico colore blu. Tale indumento veniva usato sopratutto nel porto di Genova per confezionare i sacchi per le vele delle navi e per coprire e confezionare le merci di passaggio dallo scalo.“Blue jeans”, ossia “blue de Gênes: il “blu di Genova”.

Sarebbe dovuti passare molti anni prima che questo straordinario indumento diventasse un’icona di stile e di informale eleganza. Un capo insospettabilmente “made in Italy”.

Dai leggendari vestiti indossati da James Dean in “Gioventù bruciata” (maglietta bianca, giacca rossa e, per l’appunto, jeans) ai giovani “mods” d’Oltremanica, che negli anni ’60 usavano indossarli ancora bagnati in modo che addosso fossero poi attillatissimi, fino alle tante star di oggi che proprio non riescono a farne a meno, i jeans sono diventati col tempo l’indumento che proprio non può mancare (e di fatto non manca) in nessun guardaroba.

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